venerdì 4 gennaio 2008

Potenza e pennacchi


S'innalzano i pennacchi sui tetti
irti di abbaini, camini, antenne,
sbuffano noia al mattino e a sera
trattengono a stento le liti di famiglia,
commentano intanto i colombi
impazziti d'amore,
mentre invadono le gazze e i corvi
i domìni delle grondaie fiorite
di bocche di leone che sfidano il gelo
coi variopinti sorrisi. S'impennano
i pennacchi di fumo biancastro. Immagini
corpi lenti al risveglio soffrendo
le noie delle schiene che incontrerai
arcuate al supermercato.

Ripassi l'universo di voci del risveglio.
La fretta che scatena le maledizioni
innocenti del mattino, il pianto sconsolato
dei piccoli che s'attaccano invano al seno
delle madri votate al lavoro.
Per scelta, per necessità, per amore.

Indaghi i segni lasciati dalle vite
e dalle morti. Il profilo della vecchia vedova
sbilenco affronta la vita oltre le pietose
tendine, s'inventa un dialogo lei
col geranio, figlio rigoglioso dell'abbandono.

Se abbaia d'abitudine il cane dei vicini,
una gioia ti prende dentro, mentre assesti
la tranquilla certezza di un ordine
sonoro, l'ordine della sua voce potente
e rituale che attraversa balconi, vetri, silenzi.
Tradisce il vuoto della tua casa
il sorriso che gli fa eco, il lupo bianco
neppure sa della tua attesa. Ma lo immagini
risponderti con l'ultimo bau.

Affronti l'antica consuetudine
dei TG, bollettini di dolori leniti appena
dall'abitudine. Oggi è la vicina Tito il luogo
del sangue rituale: un operaio è morto.
Nulla di nuovo. L'angoscia increspa
l'orizzonte e il pianto dei suoi fa
rossa di vergogna la coscienza.


Il rito del caffè adegua la tua aria
a quella sui generis della scala D.
Tutto in ordine, pensi.
Solo le nuvole ti rassicurano
che il desiderio di nuovo ha un senso

e un verso.

CASA Mostra d’arte contemporanea a cura del LAP Laboratorio di Arte Pubblica e della Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle arti di Napo...