lunedì 7 gennaio 2008

Potenza e fumo


Si leva dall'orizzonte uno sbuffo di fumo.
Invidia il cielo e le sue nuvole libere di andare
o di restare. Si spinge, allora, oltre il boschetto
per sfidarle. C'è vita nella campagna,
si accendono camini per sbarrare la strada
al vento, al freddo, alla solitudine.

O forse, beati, sorseggiano i pronipoti
dei contadini vino e grappa
di casa, pessima e adorata.

Il vino torchiato nel garage accompagna
le anemiche mele, si loda la fatica
che ricorda i vecchi, per loro si accende
il fuoco, si prega l'abbondanza, mentre si va
per kiwi all'ipermercato dietro l'ultimo tornante
che porta sbilenco e ombroso alla città.

Assorta nei suoi gomiti di strade
Potenza osserva dall'alta antenna,
che riferisce pettegola ai campanili
senza vista sul mondo, in schermaglie
di sussurri con i palazzi dipinti e i lampioni,
pronti ad accendersi a gara per abitudine,
mentre a precipizio verso il fiume corrono
i filari d'alberi urbani, esili legami
con il bosco che s'affaccia come un largo
cappello sul bianco pallone di Rossellino.

La Giuria della 60. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, di Elisa Laraia

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