lunedì 14 gennaio 2008

Potenza dalle lunghe braccia

La città verticale ha lunghe gambe.
Affondano in calzari d'argilla
fino al ventre fedele della montagna.
Raccontano, ad ascoltarle, le piaghe dei loro corpi
in fuga dai terremoti, immersi nello scorrere lento
inesorabile dell'acqua del cielo e delle fogne,
il cullarsi nel quotidiano andare dei giorni
e delle notti umide e delle nevi ormai improbabili.

La città verticale ha lunghe braccia.
Vanesie danzatrici assorte nella loro esile
stabilità, sorreggono il lento esodo
verso il salotto - riverniciato di recente
dalla caparbia dei terremoti già dimenticati
per consuetudine o disperazione -
dei vecchi troppo severi che indugiano al caffè,
coi rossori audaci dei seni ombelichi sederi
delle giovani palestrate potentine. Vibrano
le lunghe braccia alle corse impazienti
dei piccoli inseguiti dalle grida delle madri,
che hanno orrore dell'abisso. Scrivono sulle loro dita
i messaggi di odiamore degli adolescenti
turbati dai primi amplessi goduti nel limbo
della passerella complice. Non è terra
non è cielo non è casa non è città l'alcova eletta
per separasi pigramente dal mondo e tornarvi
senza eccessi d'avventura. Godono le lunghe braccia
nelle estati calde del frusciare delle folte foglie,
abito che dismettono al primo incedere
incalzare aggredire dell'autunno, per scoprirsi
nude d'inverno allo sguardo di una fotografa
d'occasione, e screpolarsi al gelo notturno.

CASA Mostra d’arte contemporanea a cura del LAP Laboratorio di Arte Pubblica e della Scuola di Scultura dell’Accademia di Belle arti di Napo...