sabato 10 settembre 2022

Intervista ad Arcangela Viggiano, alla sua prima pubblicazione con il romanzo breve “Se il tempo si fosse fermato”

Chi è Arcangela Viggiano? Con quali parole vorrebbe che i suoi lettori la identificassero?

Non le nascondo che sono tentata di usare le parole della protagonista del mio romanzo per rispondere a questa domanda: “Non saprei da che parte cominciare, la mia vita è un tale groviglio." ma ormai l'ho detto. E' proprio cosi. Dire chi sono presuppone un punto di arrivo, un equilibrio dal quale sono ancora molto lontana. Potrei dirle chi sono stata e chi vorrei essere, ma questo esulerebbe dalla domanda e annoierebbe i lettori. Allora le rispondo usando le parole che in questo momento della mia vita mi identificano: amo parlare con i gatti e detesto i sacchetti di plastica impigliati tra i rami degli alberi. “Se il tempo si fosse fermato” è la sua prima pubblicazione, vuol dirci quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a tirar fuori dal cassetto, per farne un romanzo, le sue memorie e nello stesso tempo farsi interprete delle memorie di tanti altri personaggi reali o puramente immaginati? E soprattutto quando ha sentito di essere pronta ad inviare il manoscritto alle case editrici per chiederne la pubblicazione? La ringrazio per questa intervista, la prima della mia vita. Sono molto emozionata. Ci sono state motivazioni profonde a spingermi a scrivere questo romanzo: la paura per il tempo che passa e per la morte. Mi rendo conto che non sono argomenti di cui si possa parlare con serenità e a cuor leggero. Nemmeno per me lo è. Nel momento in cui il timore ha rischiato di diventare ossessione e di finire per distruggere completamente la mia vita ne ho iniziato la stesura. Non ho remore nel dire che è stata una gestazione lunghissima, con molte pause. Il romanzo è in qualche modo cresciuto con me e dentro di me. Scrivere è diventato sempre di più un porto sicuro, un modo per fare luce su conflitti irrisolti, per mettere ordine nei miei pensieri caotici, per esorcizzare paralizzanti paure. Ho continuato a scrivere seguendo il mio istinto, senza sapere dove e a cosa sarei arrivata, ho dato voce alla protagonista, con lei ho affrontato la morte e ho sentito la mia ansia placarsi e le mie paure affievolirsi. La finzione letteraria, quindi la possibilità di oggettivare in una storia di altri da me, i miei fantasmi, mi ha aiutato a liberarmi di che Procedendo nella scrittura mi è stato sempre più chiaro il mio intento: fermare il tempo. Allora Ho narrato una storia che è la mia solo in parte e creato personaggi palpitanti di odio , amore, follia , e narrato di altre vite sottraendole alla forza distruttrice del tempo. Ho cantato il Castello e la sua struggente bellezza racchiudendolo in un guscio di carta..La paura della morte, la certezza di non avere scampo dalla condizione umana e dallo scorrere del tempo, è diventata attraverso la catarsi della sofferenza, possibilità di rinascita e di superamento delle avversità della vita. La protagonista vede nella natura e nella bellezza la sua possibilità di continuare a vivere. Finalmente mi era chiaro dove volevo arrivare. Non restava che cercare un editore.

Tempo e memorie, spazio e memorie, tutto converge verso questo paese brulicante di vita, quanto esso è reale e quanto è puro specchio della sua interiorità?

Il castello, estate 1970. Un tempo e un luogo dove l'idea di felicità si realizza completamente per la protagonista del romanzo. Mai più ella troverà un altro posto dove sentirsi a casa, mai più il tempo le sarà amico. “Sarei rimasta lì per sempre, ad aspettare che i miei alberi fiorissero e sfiorissero, sarei diventata bianca come le vecchiette del vicinato e forse sarei stata felice”. E' un legame profondo quello che unisce la bambina al castello, umanizzato a tal punto da sentirlo respirare nelle solitarie giornate d' inverno , le loro anime sono affini .Il castello è, volendo usare un termine cinematografico, insieme al tempo, il co-protagonista indiscusso del romanzo. Rappresenta l'eternità rispetto alle esistenze effimere degli uomini, è il testimone silenzioso dei loro affanni, molte sono le vite che lo hanno attraversato, molti i passi che hanno risuonato sul suo selciato. L'allontanamento da questo luogo amato e perduto per sempre porterà la protagonista a soffrire per molto tempo della “sindrome del gatto randagio", una condizione di precarietà e di incertezza emotiva. Raccontare del castello e della sua struggente bellezza, racchiudendolo in un guscio di carta, è il suo modo per lenire la nostalgia, per fermare il tempo.

Se volesse definire questo romanzo in quale genere lo inserirebbe? Quali i suoi punti di riferimento letterari?

Sono abbastanza certa nell'affermare che il mio è un tipico romanzo psicologico. Perché tipico? Perché, a mio parere, ha tutti gli elementi e le caratteristiche che solitamente sono presenti in questo genere . Ciò che mi stupisce è la puntualità con la quale essi ricorrono nel mio romanzo. Credo valga la pena ricordarne alcuni: la narrazione è condotta in prima persona, l' attenzione è focalizzata sul mondo interiore del protagonista e degli altri personaggi, l'ordine degli accadimenti non è lineare ma è presente una continua alternanza fra passato e presente, le tecniche narrative usate sono il monologo e il flusso di coscienza . Una curiosità. Quando ho iniziato a scrivere, non sapevo assolutamente cosa ne sarebbe uscito fuori. Certamente volevo fissare i miei ricordi affinché non diventassero " una massa fangosa" e attenuare la mia ossessione per il tempo, ma questi erano in un certo senso solo gli obiettivi. Il modo con il quale ci sarei arrivata mi era del tutto sconosciuto. Allora mi sono chiesta. Quanto mi avesse influenzata la lettura di scrittori quali Italo Svevo, Pirandello, Joyce ,Kafka , la meravigliosa Virginia Woolf, e quanto invece fosse già presente in me, un substrato, un terreno fertile, una naturale predisposizione ad affrontare certi temi. Direi la combinazione di queste due cose, tuttavia anche il mio vissuto ha giocato un ruolo importante. Per quanto concerne l'atmosfera che si respira nel romanzo, coloro che lo hanno letto sicuramente avranno trovato tracce della prospettiva fatalista e verghiana, cosi come gli echi del realismo magico di Marquez, Questi diversi modi di comprendere e spiegare la realtà potrebbero apparire antitetici, ma io credo che essi siano due aspetti della stessa visione del mondo, due modi per narrare il Sud che si completano a vicenda. Il castello è un microcosmo come il paese dei Malavoglia e come Macondo, luogo di fantasia. In ognuno di essi ci sono uomini che lottano, soffrono, amano e infine muoiono. La scrittura può renderli eterni.

Se volesse convincere qualcuno ad acquistare il suo libro, quale messaggio gli invierebbe? quale motivazione potrebbe convincere un ipotetico lettore ad un percorso di scoperta tra le sue pagine?

Intanto direi che è un libro breve. Potrebbe essere un argomento convincente per i lettori pigri. Io stessa amo i testi molto brevi. Credo sia difficile trovare qualcuno che legga di tutto Ciò che piace ad uno può non piacere all'altro. Sono molti i criteri per scegliere un libro. Un esempio? Il titolo. Io personalmente mi affido molto a questo criterio, soprattutto se non conosco l'autore. Attraverso il titolo è quasi sempre possibile intuire il contenuto del libro. Il titolo del mio romanzo potrebbe spingere il lettore a porsi delle domande. Chi non ha mai detto una sola volta nella vita: “se il tempo si fosse fermato”, riferendosi ad una esperienza piacevole o anche ad una particolarmente dolorosa? E' difficile per un autore , senza sconfinare nell'autocelebrazione, suggerire i i motivi per i quali leggere il proprio libro. Proverò a farlo attraverso le parole di coloro che lo hanno già letto, senza dubbio molto gratificanti per me. "libro avvincente, un triller inaspettato, da leggere tutto d'un fiato e poi da rileggere più lentamente per assaporarne il particolare ritmo narrativo.”; “Il racconto di un Sud ancestrale in cui i confini tra ciò che è reale e ciò che non lo è sono da sempre molto labili”; “Nei momenti di massima tensione emotiva la parola narrante sceglie di farsi assolo lirico, come un eco che si propaga da un tempo senza tempo”; "Come perdonare l'atto malefico di una persona che amiamo profondamente? come conciliare un passato doloroso con un presente che deve essere vissuto? Come smettere di soffrire? In questo romanzo accattivante, l'arte, la natura, la memoria giocano un ruolo inaspettato in ognuna delle risposte a queste domande. Bellissimo.". Spero di aver suscitato la vostra curiosità tanto da spingervi a prenotare il mio romanzo sul sito della casa editrice Bookabook,a questo link https://bookabook.it/libro/tempo-si-fosse-fermato/, oppure ad acquistarlo in libreria dove sarà presente nella prossima primavera. Ringrazio fin d’ora chi vorrà farlo.

Consiglierebbe ad altri di affrontare l’avventura della scrittura?

E' senza dubbio un'avventura scrivere un libro, attraente e piena di fascino che può, come ogni avventura, nascondere insidie, difficoltà, delusioni. Naturalmente mi rifaccio alla mia recente esperienza di autrice. E' stato un periodo, piuttosto lungo quello della stesura, come ho già avuto modo di dire, irto di difficoltà, ripensamenti a volte frustrante. Fin quando la parola scorre fluente, libera, addirittura ispirata, nessun problema, scrivere diventa gratificante, addirittura esaltante. Ma può succedere che essa ci tradisca, che si perda nei meandri della nostra mente, arrancando per trovare l'uscita e in quei momenti la frustrazione è in agguato. Credo tuttavia che molto dipenda anche dal tipo di testo che si sceglie di scrivere. Il mio romanzo psicologico, introspettivo, è stato per me, autrice esordiente, una vera sfida. Comunque sì, consiglio senz'altro a chi voglia scrivere un libro, di non frenare il proprio entusiasmo, di dar via libera ai pensieri e trasformarli in parole. La scrittura cosi come la lettura esalta , commuove, diverte, a volte ci consente di riappacificarci con noi stessi e soprattutto alleggerisce il peso del faticoso " Mestiere di vivere".

Perché ha scelto di pubblicare con la casa editrice Bookabook?

Intanto ci tengo a precisare che è stata la casa editrice Bookabook a decidere di pubblicare il mio lavoro. Naturalmente la cosa mi riempie di orgoglio in quanto è noto che i criteri di selezione di cui si avvale sono soprattutto qualitativi e solo in un secondo momento di commerciabilità. Dopo questa premessa entro nel vivo della domanda. Ho accettato di pubblicare con Bookabook e di affidare il mio lavoro al crowfunding, perché sono una persona che ama sfidarsi, porsi sempre nuove mete che cercherà di raggiungere ad ogni costo, con una determinazione e uno stoicismo che rasentano a volte, ahimè, il masochismo. Ciò che veramente ho trovato interessante nelle linee editoriali di questa casa editrice è il fatto di non imporre ai lettori un libro già confezionato sugli scaffali delle librerie, pronto per essere letto, ma di lanciare un' idea, che prenderà la forma canonica solo se sarà condivisa, se appassionerà anche altri. Per me, innamorata della natura, è molto rassicurante. Non saranno distrutti migliaia di alberi per un libro che nessuno leggerà mai. Vi assicuro che non è una cosa facile, considerati i pochi elementi di cui dispone l'autore per far conoscere la propria opera e senza contare il fatto che il più delle volte è un perfetto sconosciuto, un nome fra mille. La situazione a questo punto sembrerebbe disperata senza un " Deus ex machina " che la risolva. Ebbene, è in questo momento che si rivela determinante il “passaparola”, ossia il muoversi della notizia di bocca in bocca, un comunicazione che richiede interesse e partecipazione: "Ho letto un bel libro te lo consiglio.". Naturalmente questa è una delle possibilità, l' altra è che nessuno dica niente a nessuno e tutto ricada nell'indifferenza e nell'oblio. Se questa non è una sfida! Credo che per il mio romanzo, “Se il tempo si fosse fermato", quella cosa bellissima che è il passaparola stia funzionando, e ciò non può che rendermi felice.

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