Tra trine d'alberi e rigide cornici di palazzi
un mandorlo rifugio di gatti affonda
radici nella rupe, residuo d'orti urbani stretti
tra cielo e cemento, smerlato dalle reliquie
dell'incuria, dell'ignoranza, della distrazione.
Si abbandonano al vento, ruderi di una civiltà
che sopravviverà così a se stessa almeno
quattrocento anni, le buste di plastica
gonfie d'aria odorosa di cucine e scarichi d'auto.
Così oggi al mio sguardo si è rivelata la quotidiana
epifania di bianchi, innocenti involucri
del supermercato condominiale, ne ascolto
i fruscii sommessi, mentre lascio che i rari riflessi
sfondino per me la linea corta dell'orizzonte urbano.
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