L'ombra s'allunga quieta, dopo la tirannia
del vento che ha sconvolto balconi e giardini.
Ora le strade accolgono, arlecchini tristi, le scorie
della festa sparse tra cassonetti e panchine
dove, testimoni di un'abbondanza incosciente
e colpevole, fanno mulinelli le reliquie dei doni
dismessi come abiti e fabbriche demodé.
Il crepuscolo scolora la mia anima
e inganna la mia memoria. Come una vecchia
uggiosa rimpiango tempi e luoghi di una città beata
e linda, che so esistere solo nell'utopia.
Coltivo, allora, il desiderio e penso
che domani compirò un gesto, dirò una parola
per rendere reale l'utopia. Non di una città beata
e linda predicherò meraviglie, ma di una città
che s'incammini infine verso se stessa.
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