domenica 27 aprile 2008

Potenza e skyline dalla zona "industriale"










Dal fiume, discreto fluire d'acque montane
tra aceri rossi e tetti di megastores
fantasmagorici, tra residui d'acquisti
e rombi d'auto in corsa verso affari
e promesse di risparmi, di lì come da una scena
visitata dal vento, attraversata da nuvole
d'aprile, appena irrigata dalla buona pioggia
primaverile, di lì la si può osservare,
la città, aggrappata per inerzia al suo cielo
con scacchiere di case, palazzoni in guerra
con il terremoto, antenne puntate verso l'universo,
zone verdi ai margini, esigua cintura di castità
dove i nostri polmoni montani cercano pura aria,
mentre intanto s'azzuffa con la ferriera sbuffante
la nuvola più bassa. Ritorno alla città ogni volta
col garbo del turista che calca il ponte San Vito
ripassando la storia che non c'è, ma che c'era
sul fiume in forma di barca o pesce fino al mare
e intanto fioriva il grande mercato di Vaglio,
molto più in alto, più in alto, tra le grandi pietre
delle mura poste ai confini con il cielo,
onorando Mephitis, dai pubblici lavacri.
Io per questo ritorno alla città, perché la storia
abbia un senso un verso e un domani.

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