Un luogo questo, per la scrittura e la lettura, creato da "paroladidonna" con un'ottica di genere, ma aperto a tutti. L'obiettivo è la creazione di uno spazio collettivo tra vita, informazione e letteratura
sabato 27 aprile 2019
La 58° Biennale di Venezia, a cura di Elisa Laraia
58.Biennale di Venezia
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Sarà inaugurata l'11 maggio la 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta e curata da Ralph Rugoff.
Continua la nostra attenzione per le artiste donne presenti in Biennale, ci affascina l'opera di Ludovica Carbotta. La poliedrica produzione artistica di Ludovica Carbotta comprende scultura, disegno, performance, architettura e scrittura. È interessata all’esplorazione fisica dello spazio urbano tramite quella che definisce “fictional site specificity”: inventa luoghi immaginari o inserisce luoghi reali in contesti di fantasia, recuperando il ruolo dell’immaginazione come mezzo di costruzione del sapere. Negli ultimi anni ha lavorato a un progetto su larga scala suddiviso in capitoli e intitolato Monowe, il nome di una città immaginaria abitata da una sola persona. Partendo dal punto di vista e dalle esperienze dell’unico/a abitante di Monowe e della sua possibile accettazione delle condizioni della città, Carbotta esplora l’isolamento come uno stato che porta ad abbandonare tutte quelle norme, regole e logiche date per scontate dalla società.
Questa Biennale vede la presenza esclusiva di artisti “in vita” e di tutte le nazionalità, veri protagonisti di quest’epoca infastidita dalla presenza sempre più imponente di “fake news” e post-verità, alimentate dalla Rete e dall’informazione fai-da-te, chiamati ora a scardinare le false certezze di questo periodo storico. Nessun rimpianto per l’età dell’oro dell’Arte, dunque, ma semmai un tentativo di riportarla al ruolo centrale che le spetta.
Ma se per la vita reale ci sono poche vie di fuga, ecco allora che la soluzione proposta da diversi autori è quella di creare nuove forme di esistenza, a volte tramite i programmi virtuali di un computer, a volte inventando ecosistemi differenti. È il caso di Anicka Yi, un’artista sudcoreana che ha modificato delle colture batteriche per fargli attivare un sistema di Intelligenza Artificiale all’interno di tre grandi pannelli di vetro, pieni di fango e acqua, dove si propagano colonie di microalghe.
La Mostra si articola tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale, includendo 79 partecipanti da tutto il mondo.
«Il titolo di questa Mostra può essere letto come una sorta di maledizione - ha dichiarato il Presidente Paolo Baratta - nella quale l'espressione “interesting times” evoca l'idea di tempi sfidanti e persino minacciosi. Ma può essere anche un invito a vedere e considerare sempre il corso degli eventi umani nella loro complessità, un invito pertanto che ci appare particolarmente importante in tempi nei quali troppo spesso prevale un eccesso di semplificazione, generato da conformismo o da paura. E io credo che una mostra d'arte valga la pena di esistere, in primo luogo, se intende condurci davanti all'arte e agli artisti come una decisiva sfida a tutte le inclinazioni alla sovrasemplificazione.»
Da parte sua Ralph Rugoff ha dichiarato: «May You Live in Interesting Times includerà senza dubbio opere d'arte che riflettono sugli aspetti precari della nostra esistenza attuale, fra i quali le molte minacce alle tradizioni fondanti, alle istituzioni e alle relazioni dell’ “ordine postbellico”. Riconosciamo però fin da subito che l'arte non esercita le sue forze nell’ambito della politica. Per esempio, l'arte non può fermare l'avanzata dei movimenti nazionalisti e dei governi autoritari, né può alleviare il tragico destino dei profughi in tutto il pianeta (il cui numero ora corrisponde a quasi l'un percento dell'intera popolazione mondiale).»
«In modo indiretto, tuttavia, forse l'arte può offrire una guida che ci aiuti a vivere e pensare in questi ‘tempi interessanti’. La Biennale Arte 2019 non avrà un tema di per sé, ma metterà in evidenza un approccio generale al fare arte e una visione della funzione sociale dell'arte che includa sia il piacere che il pensiero critico. La Mostra si concentrerà sul lavoro di artisti che mettono in discussione le categorie di pensiero esistenti e ci aprono a una nuova lettura di oggetti e immagini, gesti e situazioni. Un'arte simile nasce dalla propensione a osservare la realtà da più punti di vista, ovvero dal tenere in considerazione nozioni apparentemente contraddittorie e incompatibili, e di destreggiarsi fra modi diversi di interpretare il mondo che ci circonda. Gli artisti il cui pensiero parte da questi presupposti, sanno dare significati alternativi a ciò che prendiamo come dati di fatto, proponendo modi diversi di metterli in relazione tra loro e di contestualizzarli. Il loro lavoro, animato da curiosità sconfinata e intelligenza di spirito, ci spinge a guardare con sospetto a tutte le categorie, i concetti e le soggettività che sono dati per indiscutibili. Ci invita a considerare alternative e punti di vista sconosciuti, e a capire che “l’ordine” è ormai diventato presenza simultanea di diversi ordini.»
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Riproponiamo qui il nostro articolo relativo alla 57. Biennale di Venezia, a cura di Elisa Laraia
Viva Arte Viva nel 2017 è stata una Biennale con gli artisti, degli artisti e per gli artisti
Siamo arrivati a Venezia, e quando si arriva a Venezia per l’opening della Biennale, un turbinio di emozioni ti pervadono, perché sai che qualcosa cambierà nella tua vita, come ogni volta che si guarda un’opera d’arte e si comprende un nuovo significato della vita stessa, una nuova interpretazione del mondo. Per la 57 esima edizione, come afferma il Presidente della Biennale Paolo Baratta, “si introduce un ulteriore sviluppo; è come se quello che deve sempre essere il metodo principale del nostro lavoro, l'incontro e il dialogo, diventasse il tema stesso della Mostra. Perché questa Biennale è proprio dedicata a celebrare, e quasi a render grazie, all'esistenza stessa dell'arte e degli artisti, che ci offrono con i loro mondi una dilatazione della nostra prospettiva e dello spazio della nostra esistenza.». 120 gli artisti partecipanti, provenienti da 51 paesi; di questi 103 sono presenti per la prima volta nella Mostra Internazionale del curatore Baratta. Cominciamo a correre da Santa Lucia verso San Marco e poi verso i Giardini ed è in questo tragitto che vediamo uno stuolo di giovani extracomunitari, attorno ad un uomo che compra borse contraffatte, tutto succede a Venezia, ci soffermiamo sulla scena e lo riconosciamo e Ai WeiWei, che, come nella sua poetica di artista schierato per i diritti umani, solleva con questa azione un mare di contraddizioni, che solo l’Arte può cambiare. Ci concede un selfie Ai Wei Wei e, poi, di nuovo di corsa, verso la Biennale. Verso la ricerca spasmodica di quell’opera che resterà nella tua mente per sempre. Noi l’abbiamo trovata in fondo all’Arsenale, è l’opera di Vajiko Chachkhiani – “Living dog among dead lions”, per il Padiglione della Georgia, una casa di legno presa e trasferita dalla sua realtà spaziale, i boschi della Georgia, fino all’Arsenale, un’atmosfera da film, sì, l’impressione è stata quella di entrare in un set cinematografico e che da un momento all’altro dovesse accadere qualcosa. Avvicinandosi si avverte il rumore della pioggia. Un piccola finestra sul retro della casa rende possibile spiare all’interno e vedere che il mondo è ribaltato, che la pioggia viene dal soffitto e non dal cielo, un’opera, dunque, che dimostra un forte senso critico nei confronti della storia della Georgia e delle sue difficolta. Manca l’uomo che, nonostante non sia presente nella casa arredata con arredi e suppellettili essenziali, è tuttavia l’artefice indiscusso del suo destino. * * * * *
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