Intervista a Rubin Mayo
di Lorenza Colicigno
Rubin Mayo
Rubin Mayo è un avatar/persona squisita, che in 2Lei si è accollato il ruolo di prezioso “tecnico audio” che ha reso possibile evitare le inevitabili difficoltà nella comunicazione digitale, in particolare immersiva, come in OpenSim, ma è stato anche un abile “cerimoniere”, un amico leale presente a tutte le iniziative di 2Lei, che dal 6 al 27 novembre hanno riempito le nostre serate, aggiungendo risvolti tematici interessanti alle discussioni nate dopo ogni evento. Benvenuto Rubin, nella mia rubrica dedicata al 2Lei in Craft World. Da te vorremmo sapere, a tuo parere, partendo da 2Lei, quale differenza è emersa nella visione della violenza contro le donne dal punto di vista delle donne e da quello degli uomini.Intanto vorrei
ringraziarti per i complimenti, non credo di meritarli tutti.
Purtroppo continua ad affiorare una visione diversa del problema: molti uomini
continuano a ritenere molto pretenziose alcune rivendicazioni, o comunque a
ritenere che la cosa possa essere, non dico positiva, ma conveniente a molte
donne. Purtroppo non è cosi, i numeri e i casi lo dimostrano. Anche se sta
emergendo che la “violenza famigliare” è un fenomeno esteso a uomini e donne,
omossessuali e no, minorenni - in questo caso molte volte la causa è religiosa
- le cause della violenza di un uomo contro una donna sono strutturali,
dipendono addirittura dalla condizione della donna nella società romana.
Perché hai ritenuto di
dedicare un importante e così ben documentato spazio alla storia
dell’educazione in Italia? Come hai legato questo aspetto al tema della
eliminazione della violenza contro le donne?
L'educazione dei giovani e delle giovani è sempre stato un fattore fondamentale per costruire una società più giusta per tutti: infatti quando nacque questo evento, avevo già da tempo capito che l'abolizione della violenza contro le donne e della violenza di genere deve passare attraverso l'educazione.
Ecco anche il perché del titolo “Educazione negata”. E siccome il tema è talmente grande, mi è sembrato opportuno parlare di due sotto-temi significativi, come l'evoluzione della situazione italiana e la situazione dell'istruzione in Afghanistan, argomento che è ritornato tremendamente attuale.
Ancora due domande
prima di salutarci: la prima riguarda l’avatar e la persona: una frattura o una
saldatura? La seconda: su quale metro
misuri l’abilità di un costruttore in un mondo virtuale, dalla sua capacità di
restituire il mondo reale o di distanziarsene?
La risposta alla
prima domanda per me è sempre stata chiara, sin da quando entrai per la prima
volta in Second Life a luglio 2007: per me l'avatar è una estensione della mia
vita, la vita nei mondi virtuali fa parte della mia vita di tutti i giorni.
Parafrasando il Re Sole... L'Avatar c'est moi. Inoltre lo sento ancora più mio,
perché il mio nome d'arte come prestigiatore e come programmatore è proprio
“Mister Rubin”. E proprio in questo senso il nome Rubin mi appartiene ancora di
più del mio vero nome, Marco, in quanto mi chiamano così quasi tutti i miei
amici RL.
Per la seconda
domanda ti rispondo con poche parole: l'ispirazione del momento, la sua abilità
di aggirare gli ostacoli e anche di aggirare i propri limiti. Quindi è sempre
una questione personale.
Per alcuni aspetti, soprattutto legati ai codici di comunicazione e alla
facilità d'uso, conviene avvicinarsi al mondo reale, anche se preferisco usare
il termine “tangibile”, per permettere ai fruitori di sentirsi a proprio agio
riconoscendo esperienze e funzionalità famigliari o naturali; per altri aspetti
potrebbe essere necessario distaccarsi dal mondo reale per rendere l'esperienza
più immersiva, fantastica e coinvolgente.
Poi se proprio mi chiedono un parere tecnico... ci sono dei difetti minimi da
evitare, come lo sfarfallio delle texture, “l'insensatezza” delle proporzioni,
l'asimmetria involontaria, e piccolezze del genere, ma anche li... possono
essere opinioni mie quindi opinabili...
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