Intervista a Sergej Zarf aka Mario Fontanella
di
Lorenza Colicigno
Terminate
le iniziative di 2Lei in Craft World, non ci resta che farne una valutazione,
che non so fino a che punto possa essere oggettiva, essendone stati anche noi
parte attiva. Forse neppure ci interessa una valutazione oggettiva, avendo
vissuto questa avventura 2Lei con passione, con partecipazione intellettuale ed
emotiva. Vorrei quindi chiederti che bilancio possiamo fare di questo mese di
iniziative dedicate al tema della “eliminazione della violenza contro le
donne”. Hai intravisto un rischio di formalismo,
autocelebrazione, di enfatizzazione, banalizzazione, ecc.?
Credo
che l’aspetto prevalente di tutte queste nostre attività sia, più che il
risultato in termini di coinvolgimento sociale, il motivo stesso alla base
della nostra partecipazione. Il rischio di cadere nell’autocelebrazione e nella
retorica c’è sempre, un po’ è anche inevitabile, ma non penso sia quello il
punto da cogliere, ogni attività umana, come sappiamo, può essere per propria
natura fallace. La tematica che affronta il 2Lei penso travalichi ogni forma di
personalismo; se ognuno ci mette un proprio, anche piccolo, contributo può
aiutare a mantenere viva la fiamma e
permettere al fuoco di continuare ad ardere anche ben dopo il mese di novembre,
a cui viene annualmente dedicato da quella data fatidica del 17 novembre 1999.
Vedo il 2Lei importante prima di tutto per ciascuno di noi, come un momento di
costruzione interiore utile a rendere presente nella nostra coscienza un
sentimento così solido da metterci in grado di trasformarlo in azioni reali
nella nostra vita, dalle piccole azioni quotidiane ai momenti di interazione
sociale di più ampia portata. Certo, per alcuni di noi questo sentire magari
non ha bisogno di essere rafforzato, anche in virtù di esperienze vissute sulla
propria pelle, ma ovviamente non è per tutti così. Non è mia intenzione
sminuire la portata comunicativa di manifestazioni come queste, penso però che
il modo più significativo per trasmettere dei memi reali e permanenti sia
ancora l’esempio e il passaggio diretto da essere umano ad essere umano, ma per
trasmetterlo devi prima averlo dentro di te, non solo come pensiero latente, ma
come fiamma viva. Ogni attività che ci consente di muoverci verso questa
costruzione interiore per me è importante, indipendentemente dal fatto che poi
ad una serata partecipino 10 o 100 persone. Poi c’è anche l’aspetto collettivo
da tener presente, più tasselli vengono aggiunti più si creano condizioni che
permettono al messaggio di essere colto anche da chi non è già sensibile alla tematica
affrontata.
Entriamo
nel vivo di questa nostra conversazione, prendendo come punto di riferimento il
video “7735”, testo di Seta Rosea, riduzione filmica di Fiona Saiman, che ne è
anche regista insieme a te, video che hai realizzato come momento conclusivo di
una fase del corso “Riprendiamoci”, in cui hai il ruolo di “maestro”. Qual è la
maggiore difficoltà tecnica, se esiste, nel realizzare un video in un mondo
immateriale, virtuale? A proposito, data la tua attenzione per la terminologia,
vuoi soffermarti prima su quale sia il modo corretto, secondo te, per definire
tecnicamente questi mondi paralleli alla vita reale?
Beh,
il termine attualmente più in voga è
quello di “mondo parallelo”; personalmente lo trovo anche più corretto rispetto
a “mondo virtuale” perché, come spesso capita di osservare, molte tra le
persone che vivono questi ambienti riportano semplicemente “se stessi” in una
circostanza diversa da quelle che abitualmente frequentano, come se visitassero
un paese straniero con tradizioni diverse da quelle proprie di nascita,
cercando di adattarsi alle regole, ma senza di fatto cambiare le proprie
tendenze e atteggiamenti comportamentali e relazionali di base. In pratica, sei
sempre tu che interagisci con un ambiente e con altre persone, almeno
inizialmente estranei, solo che lo fai utilizzando una protesi tecnologica,
comunicativa ed espressiva. È anche capitato di trovare, al contrario, chi si
identifica talmente con l’avatar da faticare ad accettare la propria identità
reale, ma qui si sfiora l’ambito patologico, che non è certo il mio ambito. Si
può dire che, nella maggior parte dei casi, l’identificazione non avviene con
l’avatar, ma con quello che l’avatar ti consente di fare.
Parlando
invece della realizzazione di video in ambienti virtuali, per utilizzare il
termine comune, è certamente più complesso richiedere ad un avatar di esprimere
emozioni e compiere alcuni movimenti complessi, rispetto a quanto si possa
ottenere da un attore in carne e ossa. Di contro, anche se la computer graphic
in ambito cinematografico ha rivoluzionato la gestione delle scenografie,
creare ambienti ad hoc per le proprie riprese nei mondi virtuali è sicuramente
più semplice rispetto a ricrearle in spazio fisico. Bisogna tener comunque
conto che le nostre realizzazioni sono sempre e comunque “amatoriali”, sia per
fattori di competenza tecnica, sia per disponibilità oggettiva di mezzi e
persone con competenze adeguate, anche se alcune volte si tratta di una
differenza più quantitativa che qualitativa. Mai comunque nei nostri lavori
abbiamo avuto l’ambizione di ottenere prodotti comparabili a quelli
realizzabili nei cortometraggi d’animazione, questo indipendentemente
dall’impegno richiesto per realizzarli. Il nostro è un ambito specifico “di
nicchia”, apprezzabile quasi esclusivamente da chi conosce la complessità
dell’ambiente in cui viene realizzato; lo sappiamo e ci limitiamo a cercare di
ottenere il meglio dalle nostre possibilità, divertendoci, se possibile, nel
farlo.
Qual
è il percorso che hai intrapreso e seguito per giungere a conseguire queste tue
ottime competenze che ti rendono un maestro di video così efficace?
Personalmente
rifuggo sempre dalle etichette ampollose, sono e mi definisco semplicemente un
tecnico che ha deciso di mettere a disposizione degli altri le proprie
competenze in un'ottica di condivisione delle conoscenze, attività che svolgo,
oltre che nella vita reale, anche negli ambienti virtuali dai tempi di Vulcano
e di Pyramid Cafè TV in Second Life. Ho iniziato ad utilizzare i computer nel
1983 e da allora non ho mai smesso, ho seguito diversi corsi sia a distanza sia
in presenza, tra cui anche un mini corso di regia cinematografica applicata ai
mondi virtuali, tenuto da una professionista in Second Life qualche anno fa. Ho
trasmesso in streaming e ripreso svariate ore di eventi realizzati su diverse
piattaforme, cercando sempre di migliorarne il risultato in termini di
fruibilità e percezione. Penso che l’aspetto più importante sia, come sempre,
dedicare molto tempo alla pratica e a trovare il proprio sguardo sul mondo ed
il modo per esprimerlo al meglio delle proprie possibilità. Gli strumenti e le
tecniche a nostra disposizione sono veramente molte, ognuno deve trovare
quell’insieme che gli consente di sentirsi a proprio agio, senza fossilizzarsi
su di uno schema operativo e rappresentativo fisso ed immutabile.
Ho “dato vita” a Sergej Zarf nel 2007 in Second Life e da allora ho utilizzato sempre questa identità in tutte le realtà di gioco MMORPG e di sperimentazione in realtà virtuale che ho frequentato durante questi anni. Nonostante questa continuità, ho anche vissuto Sergej come mezzo per mettermi in gioco ed affrontare situazioni e dinamiche relazionali in cui Mario solitamente non si trovava (o tuttora non si trova) a suo agio normalmente; ovviamente non mi riferisco a niente di illegale o scabroso, molto semplicemente mi reputo un “timido estroverso” che per mettersi in realtà comunicative dense di altre presenze umane deve forzarsi a farlo; un’altra caratteristica di Mario è possedere una scarsa vena imprenditoriale ed essere poco intraprendente verso territori dove non pensa di essere all’altezza. In questo Sergej è tuttora molto efficace nel permettermi di scoprire lati di me che difficilmente potrei cogliere nella quotidianità del reale. Al contrario di quelle sociali, le attitudini etiche e politiche di Mario e di Sergej sono le medesime. Ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato.
Grazie a te, Sergej/Mario. Collaborare con te è stato per me, come sono certa per tutto il gruppo di 2Lei in Craft World, è stata un’esperienza importante, per le tue competenze e anche per la disponibilità al dialogo e alla collaborazione.
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