sabato 25 luglio 2020

25 autori per il volume curato da Antonella Pellettieri "Impareremo il futuro tra ucronie e utopie Il virus del 2020", in memoria di Antonio Nicastro


Tutto ha un centro, anche se non è posto al centro, il centro si lascia trovare. Ognuno, infatti, in ogni circostanza, va alla ricerca di quel punto da cui tutto nasce e si dipana in una trama di parole, di immagini, di commenti, di sguardi, di complimenti, di incontri … Tutto si dipana da un centro, e qui, nel volume “Impareremo il futuro tra ucronie e utopie Il virus del 2020” il centro è senza dubbio il testo di Antonella Pellettieri, che è la curatrice del volume e della collana MenSaLe in cui è inserito, ”Fonti per la storia delle epidemie e rappresentazioni della morte” (pag.199), non solo perché è stata l’ideatrice e l’animatrice del gruppo di scrittori da lei invitati a dare testimonianza di umane azioni e reazioni, di sguardi introspettivi e di gesti aperti al mondo intorno, in questa straordinaria occasione di riflessione sul mondo e su di sé nel mondo. Un mondo, dunque, alla ricerca di sé e insieme delle ragioni del sopravvivere e del continuare a vivere, nonostante che la pandemia da covid -19 ci costringesse tra marzo e aprile, giorno dopo giorno, a scrivere numeri sempre più ossessivi: contagiati, ricoverati, morti, è vero, anche sopravvissuti, ma questa parola per troppo tempo ha indicato la via di una speranza troppo labile e incerta.
Sopravvissuti … siamo sopravvissuti … siamo dei sopravvissuti … con tutte le pulsioni dei sopravvissuti: il desiderio di scollarsi di dosso le regole di difesa, di pensare ad un futuro più o meno lontano, più o meno luminoso, dove la morte non occupi tutto l’immaginario né tutto l’orizzonte concreto tra i nostri monti, oltre i nostri monti, oltre i continenti, oltre i mari e gli oceani, oltre lo spazio e il tempo …
Immaginare il futuro, costruire almeno i labili contorni del nostro possibile resistere alla morte, al dolore, alla solitudine, oltre la malattia, oltre la pandemia, che ci rende deboli tutti, senza più modelli di potenza e di potere, se non quello di una falce intenta a recidere intrecci di carne e sangue.
Sarebbe stato possibile immaginare il futuro senza conoscere il passato? Se non volgiamo lo sguardo al passato e da esso apprendiamo cosa ci attende oltre la morte, non ciò che attende le nostre anime, ovviamente, che beate o dannate, disperse in atomi cosmici o reincarnate in altre creature, pur avranno la loro sorte segnata con chiarezza nell’immaginazione o nelle convinzioni della fede, ma  ciò che attende i corpi dei nostri figli e delle generazioni che verranno … se verranno …
L’orrore della resa al nulla serpeggia in ogni scritto dei 25 autori sapientemente intrecciati da Antonella Pellettieri in un arazzo dalle trame ineguali, a volte a maglie larghe, a volte fitte e accavallate, in modi diversi ognuno ha lanciato il suo amo verso il futuro, con un gesto, una parola, una foto, un ricordo ha aggiunto al lungo filo della storia il suo piccolo, breve spezzone di filo. Il grande arazzo si è lasciato tessere, leggendo lo vediamo volteggiare verso un orizzonte indefinito, lo seguiamo con lo sguardo fino a quando sconfina nei territori dell’imprevedibile, dell’inconoscibile.
A quel punto lo sguardo si volge indietro, preso dal terrore del vuoto, ed ecco che la storia, la conoscenza della storia lo riconduce sulla via del futuro possibile.
E’ ad Antonella Pellettieri che dobbiamo la costruzione dell’ordito su cui si sono intrecciate le nostre parole, è ad Antonella che dobbiamo la sconfitta del vuoto e il recupero del senso del futuro, nel suo saggio, infatti, la vita riprende il suo corso ogni volta nella ricostruzione per parole e immagini delle malattie pandemiche o territoriali e della ricerca di rimedi, dal I sec. a.C. ai giorni nostri, e dell’incredibile destino di recupero di vitalità di un’Umanità tanto proterva nei confronti  della natura quanto da essa messa ricorrentemente di fronte alla sua debolezza e vulnerabilità.
Sopravviveremo, ci dice la storia, grazie alla ricerca di rimedi, grazie all’arricchirsi delle conoscenze, ma anche grazie ai gesti comuni di ciascuno e di tutti, gesti tanto più radicati nel quotidiano quanto più esso accorcia il suo orizzonte temporale, grazie alle parole che raccontano e che razionalizzano o che, attraverso la poesia, inseguono l’ossessione dell’eterno proprio quando domina la precarietà. Ed è così che accade che nei singoli e nelle collettività la memoria, l’immaginazione, le stesse parole non siano più le stesse. L’ingresso dello scheletro e del suo valore semantico nell’immaginario del XIII secolo, le parole che ne accompagnano l’ingresso e la permanenza nella visione del mondo dei testimoni delle pandemie, ci dicono che mai nulla, dopo la dura prova di una pandemia, sarà più come prima. Così la storia, come un film dell’orrore ma a lieto fine, scorre sullo schermo della vita, ciascuno ci aggiunge un tassello, l’ucronia e l’utopia di cui è autore.
Noi siamo gli autori, grazie ad Antonella Pellettieri, di tasselli di questa storia. Ci abbiamo messo il nostro sapere e il nostro non sapere, il nostro agire e la nostra inettitudine, il nostro potere e la nostra impotenza, le nostre attese e le nostre rese. Ci siamo messi in gioco, e così abbiamo preso parte al grande rito dell’Umanità che “è sopravvissuta e si è moltiplicata malgrado egoismi ed errori …”.



Antonella Pellettieri, lucana, storica, Director research presso l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR dal 2001, ricercatrice CNR dal 1988 e direttrice dell’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali del CNR. Dal 2006 al 2012  è stata a capo del Progetto Insediamenti e Territori in Europa e Nel Mediterraneo del Dipartimento Patrimonio Culturale del CNR e dal 2009 al 2013 membro della Commissione per i Progetti bilaterali del CNR con enti omologhi nel mondo. È autrice e curatrice di una ventina di volumi sul Patrimonio Culturale tangibile e intangibile e di Storia e di un centinaio di saggi scientifici.

Nessun commento:

La Giuria della 60. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, di Elisa Laraia

Elisa Laraia Sta per aprire i battenti la 60. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia dal titolo Stranieri Ovunqu...