lunedì 25 ottobre 2021

 


Un originale, curioso e coinvolgente final cut, questo primo romanzo di Filippo Dr. Panìco, al secolo Filippo De Lisa, Sopra le nuvole il meteo è noioso, edito da pochi giorni da Sperling&Kupfer, che conferma la disposizione dell’autore a una scrittura dalle numerose sfaccettature; si intrecciano, infatti, poesia e prosa e si intersecano lessici d’uso nel mondo giovanile e massmediale, televisivo, filmico, musicale, nel mondo amicale e familiare, ma anche assorbiti dal substrato colto e raffinato del lettore assiduo che non ama esibire le sue radici letterarie. In questa scrittura la nota dominante è certamente quella dell’ironia, grazie alla quale, come sempre accade, si scopre una lettura profonda e dolente della realtà e della vita, una lettura a mezzo tra tristezza e malinconia, tra coscienza di grandi sconfitte e piccoli risarcimenti, per nulla disposta a rinunciare al “gioco” della vita, in particolare perché giocato dalla prospettiva dell’assenza e della morte.

La struttura del romanzo, rigorosa nella sua partizione scandita dal refrain “21 settembre”, con ciò che segue, e dall’alternarsi non estemporaneo di prosa, poesia e citazioni da un fantomatico blog, segna un punto di non ritorno dal plurilinguismo e pluristilismo propri della letteratura contemporanea.

Se dal punto di vista della scrittura letteraria non si può non sottolineare come detto plurilinguismo e pluristilismo siano sapientemente e saldamente tenuti insieme dalla mano ferma dell’autore, dal punto di vista della materia narrata, la storia di una vita durata 68 anni e poco più, convince il lettore la capacità di De Lisa di condurlo attraverso vere e proprie capriole ed equilibrismi emotivi, sentimentali, riflessivi, sapienziali, a volte seducendolo, a volte allontanandolo, spesso giocando con lui a recuperare ritmi di canzoni dimenticate recuperando insieme istanti cardini dell’esistenza, sempre lasciandolo, in fine, il lettore, a rincorrere interrogativi sul senso della propria vita, nel raffronto con il bambino-ragazzo-uomo dalle scarpe di tela.

A Filippo De Lisa, geniale ideatore dell’uomo con le scarpe di tela e del suo universo, dunque, che da bambino voleva essere un cantautore e si è ritrovato poeta (alla faccia dei detrattori veri e finti che non mancano mai, come poetaeuclideo86 testimonia con grande efficacia nel romanzo), non resta che augurare che prosegua su questa o su qualunque altra strada letteraria scelga, continuando a portarsi dietro la sua musa, l’ironia, con la quale smuove magoni e produce ferite, lenite poi dal sorriso che rende meno noioso il meteo sopra le nuvole. Leggere per credere.

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