Quando Emily Dikinson scriveva la lirica “Non esiste un vascello più veloce di un libro / per portarci in terre lontane / […]”, intuiva, pur non essendone pienamente consapevole, il concetto di eterotopia che ben ha definito Paul-Michel Foucault negli anni ’60 del Novecento, assimilandolo alla nave: “La nave è l'eterotopia per eccellenza. Nelle civiltà senza battelli i sogni inaridiscono, lo spionaggio rimpiazza l'avventura, e la polizia i corsari. […].(tratto da ”Eterotopie” in Archivio Foucault, Milano Feltrinelli 1998). Nel rileggere il volume cui ho contribuito con un racconto tra il fantasy e il filosofico, “Il futuro senza tempo tra eterocronie e eterotopie. Il virus e le sue varianti (2020-2021), non ho potuto non identificare la curatrice, Antonella Pellettieri, Storica e Direttrice di Ricerca ISPC CNR, nella figura dell’avventurosa “corsara”, in cerca di sogni da catturare, e noi scrittori da lei invitati a collaborare alla redazione del volume nei suoi “corsari”, capaci di annullare il tempo e lo spazio per meglio attraversarli in tutta la loro potenza evocatica e di conseguenza creativa. Perché è proprio annullando i concetti di tempo e di spazio che ad essi si ritorna vergini di ogni spaesamento, verificando il sesto principio delle eterotopie di Foucault, sintetizzabile nella funzione specifica dello spazio eterotopico, cioè nel suo correlarsi con lo spazio esteriore, tanto nella forma dell'illusione quanto in quella della compensazione. Ogni pagina una vela, in questo volume, curato da Antonella Pellettieri, volume cui fa da perno la sua dotta trattazione sullo spopolamento e sull’abbandono di borghi che tornano a vivere come mete turistiche, ogni pagina una vela, dunque, che tenta di condurci lontano con il suo vascello fatto di storie, illusioni, memorie, visioni, riflessioni, fughe, attraversando un mare di parole, nel disperato sforzo di superare i confini del nostro difficile scoprirci soggetti pandemici, mentre ogni parola, inevitabilmente, segna un ritorno temuto e desiderato dentro quei confini, che ci costringono a rileggere la storia in un prima e un dopo sempre più netti e definiti. Prima del Virus, dopo il Virus, un prima certo, un dopo senza certezze. Così il cimitero, luogo eterotopico per eccellenza, il mercato, la stampa, la fotografia, l’arte, l’archeologia, la casa, la storia, la malattia con i suoi miti e la sua cruda realtà, l’immaginazione stessa si immergono nei flutti del dentro e del fuori, del prima e del dopo, ma anche del mai e del sempre, scoprendo nella memoria e nei sensi gli immancabili compagni di ogni possibile scorreria nel mare della scrittura, avventura davvero eterotopica ed eterocronica. Se un rametto di mimosa ritrovato in un libro, al quale ci ha condotto il caso in un mercato, sopravvive al tempo infisso con l’autorevolezza di una boa nella memoria del navigante/lettore, se un documento è in grado di parlarci dal lontano 1081 della risacca dello spopolamento e del ripopolamento dei borghi lucani e pugliesi, se il disorientamento ci spinge nel golfo dell’ironia, per sconfinare nell’oceano intergalattico, se il gusto del cibo ci ripara nel porto della sensorialità primitiva eppure colta, se ogni parola e le pause stesse tra le parole, come onde senza fine, si lasciano trascinare dal vento della passione per la vita, dei sentimenti che la rendono tale, degli interessi che saldano ai contesti di riferimento, dei saperi, i più diversi eppure così complementari, i saperi che riempiono le stive del nostro vascello, riserve per tempi difficili, dove esperienza comune è il sentirsi disorientati, inessenziali allo svolgersi del tempo, precari portatori di precarie culture … che pur non vogliono morire. Su tutto domina la parola Virus, sia che la si pronunci sia che la si eviti, quasi in modo scaramantico: è lì il Virus, è qui il virus, è ora il Virus, è ovunque il Virus, faro temuto per gli scogli che lo circondano, odiato per le secche che lo annunciano, eppure essenziale come ogni faro, perché la nave possa tornare infine al suo porto, e consegnare al lettore il suo bagaglio di parole e di vita.
Dedicato ad Antonella Lonoce, volontaria del Cisom guarita da una forma grave di Covid, e in memoria di Rosa Boccuni, mamma e nonna portata via dal virus, il volume, che si apre con l’introduzione di Antonella Pellettieri, contiene un saggio della stessa Pellettieri, perno storico intorno al quale ruotano tutti gli altri testi, di Marco Ferrazzoli - Laura Marozzi, Capo Ufficio Stampa CNR e scrittore - Responsabile Ufficio Comunicazione Isituzionale e dottoranda in Etica della Comunicazione Università degli Studi di Perugia, Giampaolo Boldori, Diretttore RSA Affori Milano e Maria Piliero, Medico di Struttura RSA Affori Milano, Angela Guma, Archeologa e Docente, Antonio Prospero Colasurdo, Direttore Sanitario Irccs Crob di Rionero in Vulture, Giuseppe Resta, Architetto e Scrittore, Alberto Manodori Sagredo, Professore di Storia della Fotografia Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Paola Di Leo, Mineralogista e Ricercatrice IMAA CNR, Francesco Rinaldi, Fotografo, Daniela de Scisciolo, Docente e Presidente CIDI Potenza, Claudia Cerchiai Manodori Sagredo, già Direttore Coordinatore Archeologo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Tina Zappacosta, Docente, Foodblogger e Fotografo; Federico Valicenti, Cibosofo, Giovanni Ricciardi, Guida Turistica, Lorenza Colicigno, Scrittrice e Giornalista, Claudio Elliott, Scrittore, Annalisa Venditti, Giornalista e Scrittrice, Giuseppe De Biase Reggente FIR CISL , Raffaella Galasso, Claudia Fraiegari, Marzia Codella, Coordinatrici Donne FIR CISL a diversi livelli, Daniele Bracuto, Designer e Foodblogger.
Il volume è stato presentato recentemente a Rionero in Vulture e sarà presentato il 22 luglio alle 19.00 nell’Atrio di Palazzo Marsico, via della Fontana Vecchia, a Pignola.
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